Ti sei accorto che qualche cibo ti da fastidio ma tra allergie, intolleranze o reazioni avverse al cibo hai solo una grande confusione in testa. E magari anche nella pancia. Per di più, quando hai provato a chiedere maggiori informazioni ti è sembrato che non ci sia nulla di vero o scientifico.
Se è così, sei nel posto giusto perché nell’articolo di oggi facciamo chiarezza sull’argomento utilizzando tutte le scoperte scientifiche più recenti.
Le intolleranze alimentari in senso stretto sono reazioni avverse al cibo e dipendono da una difficoltà dell’organismo a metabolizzare un dato alimento o un suo componente, non coinvolgono direttamente il sistema immunitario e hanno cause differenti tra le quali la mancanza di enzimi specifici incaricati di digerirlo (per esempio l’intolleranza al lattosio o il favismo).
Quella che chiamiamo comunemente intolleranza alimentare è invece una reazione avversa al cibo che mette in campo il sistema immunitario (mediante la produzione di IgG, ovvero anticorpi specifici verso l’alimento avverso). Questa reazione è lenta e può essere evidente dopo 1-36 ore dall’ingestione dell’alimento.
Si tratta di un problema reversibile che si può risolvere con un cambiamento nello stile di vita, soprattutto mediante una dieta mirata al recupero della tolleranza che prevede prima l’esclusione e poi un reinserimento graduale dell’alimento che causa la risposta anomala.
L’allergia è invece una risposta immediata dell’organismo, che produce anticorpi IgE, con sintomi anche gravi che insorgono dopo pochi minuti dall’ingestione del cibo.
Le cause di una reazione avversa agli alimenti si trova a livello dell’apparato digerente che rappresenta una porta d’ingresso per tante sostanze dannose per il corpo. Quando l’intestino è infiammato e la flora batterica è compromessa, la funzione filtrante diminuisce e gli alimenti che ingeriamo possono diventare tossici e crearci disagi più o meno gravi.
CAUSE
Le cause dell’alterazione della mucosa intestinale sono:
- stress
- errato stile alimentare e di vita
- flora intestinale danneggiata, ovvero disbiosi
- esposizione a tossine ambientali
- stati infiammatori cronici
- infezione e impiego frequente di farmaci
- scarsa o eccessiva attività fisica
- mancato riposo notturno
- fumo di sigaretta
SINTOMI
Invece i sintomi che possono indicare una reazione avversa ad uno o più alimenti sono elencati di seguito.
- gastro-intestinali (gonfiore, diarrea, nausea, stitichezza, colite, …)
- genito-urinari (cistiti, candida, alterazioni del ciclo, …)
- dermatologici (psoriasi, acne, eczema, dermatite atopica, orticaria, pruriti, …)
- respiratori (sinusite, bronchite, rinite, asma, otite, congestione nasale, …)
- muscolo-scheletrici (dolori e crampi muscolari, dolori osteoarticolari)
- neurologici (mal di testa, stanchezza, sbalzi d’umore, iperattività, astenia, torpore mentale, scarsa concentrazione, disturbi del sonno)
- generali (sovrappeso, obesità, ritenzione idrica e senso di pesantezza).
TEST DIAGNOSTICI
E’ bene ricordare che i sintomi elencati sono comuni e non sono di per sè spie di patologie. Il fatto che qualcuno di essi compaia uno volta ogni tanto e scompaia senza intervenire non è preoccupante. Bisogna invece fare i controlli quando uno o più sintomi diventano abituali e molto fastidiosi, compromettendo il nostro benessere giornaliero.
Quando i sintomi sono ricorrenti ma non gravi, si può procedere con test specifici che utilizzano una conoscenza ormai ventennale riguardo alle reazioni avverse da cibo. I più attendibili analizzano una piccola quantità di sangue prelevata dal dito su cui si testano un centinaio di alimenti che comunemente danno reazioni avverse. In caso di positività si procede ad una dieta di eliminazione della durata di qualche settimana che aiuta il sistema digestivo a disintossicarsi e a ripristinare completamente le sue funzionalità. Di norma la dieta è accompagnata dall’utilizzo di integratori specifici, di fermenti lattici, prebiotici e altre sostanze in grado di favorire il processo depurativo, a seconda dei sintomi.
Alla fine di questo protocollo, si possono reintrodurre gli alimenti eliminati con gradualità fino a ritornare ad avere una dieta normale.
Invece se i sintomi sono persistenti e fortemente invalidanti è opportuno rivolgersi ad uno specialista che prescriverà test diversi (per esempio il Breath test per evidenziare una intolleranza al lattosio, la ricerca di Helicobacter Pylori, un’ecografia addominale) per indagare sulle cause che danno origine ai sintomi e prescrivere la cura più adeguata.