Abbiamo iniziato a parlare di Medicina Tradizionale Cinese in un recente articolo. Oggi vediamo nel dettaglio quali sono le piante più utilizzate in questa antica disciplina.
Le conoscenze del Sol Levante
Nella Medicina Tradizionale Cinese esistono innumerevoli metodi di risanamento del corpo. I rimedi naturali, come cura per diversi disturbi degli esseri umani e degli animali, hanno radici antichissime. Le prime documentazioni scritte della pratica fitoterapica risalgono all’imperatore cinese Shen Nung, che, nel 3.400 a. C. circa, trascrisse un trattato elencando 360 tipi di vegetali con principi attivi ad effetto terapeutico.
Oggi, in questa sede, non porremo l’attenzione su tutta parte erboristica di questa suggestiva realtà terapeutica, ma ne prenderemo in esame una piccolissima porzione al fine di comprendere come in realtà, grazie ai commerci storici e all’interconnessione delle conoscenze, molta della nostra medicina occidentale basata sulle erbe sia, in realtà, di matrice extraeuropea. Andremo quindi ad analizzare tre delle principali piante il cui utilizzo e la cui conoscenza si è estesa ben oltre i confini dell’Oriente.
Ginseng
Ginseng (Panax ginseng, Panax japonica, Panax quinquefolius), è una pianta della famiglia delle Araliaceae. Il principio attivo di questa pianta è dato dai GINSENOSIDI, ovvero saponine triterpeniche che hanno struttura simile a quella degli ormoni steroidei. Appunto grazie a questo principio attivo, il ginseng ha una funzione di stimolante del sistema immunitario e del sistema nervoso centrale. In generale, è conosciuto per le sue capacità toniche, antiossidanti e di contributo nel combattere diabete e malattie cardiovascolari.
Curiosità: Il nome “Panax” significa letteralmente “ogni cura” o “cura a tutti i mali”, questo perché storicamente, in Medicina Tradizionale Cinese, questa pianta veniva utilizzata come primo trattamento a buona parte dei disturbi.
Liquirizia
Liquirizia, di cui viene principalmente usata la radice, è di importanza fondamentale nel panorama erboristico. Nella Medicina Tradizionale Cinese la liquirizia era utilizzata per il mal di gola e l’avvelenamento da cibo. Nella moderna erboristeria la liquirizia è ancora apprezzata per la sua capacità di alleviare tosse e mal di gola, infiammazione delle mucose, asma, problemi bronchiali e congestione polmonare, disturbi di stomaco, ulcere peptiche e duodenali, artrite, malattie di vescica e reni.
Inoltre, alcune sue preparazioni laboratoriali possono essere prescritte per problematiche cutanee quali: ulcere della pelle, herpes, fuoco di S. Antonio, eritemi solari, morsi di insetti.
Decotti di liquirizia venivano usati, fin dall’antichità, come blando lassativo. Masticare una radice di liquirizia aiuta ad aumentare la pressione arteriosa, ma ciò ci può trasformare in una delle possibili controindicazioni, se ne si fa abuso.
Recenti studi hanno fatto emergere l’impatto positivo della liquirizia nel trattamento della cirrosi epatica, avendone riscontrato un discreto effetto attivo nella cura dei danni all’organo portati da tale malattia.
Curiosità: Napoleone Bonaparte era solito masticare liquirizia prima delle battaglie al fine di “distendere i nervi”.
Astragalo
L’astragalo (Astragalus membranaceus, da non confondere con altri tipi tossici della stessa famiglia) è una pianta perenne alta sino a 2 metri.
Ha fusto angoloso cosparso di peli bianchi. Le foglie sono imparipennate e formate da 21-31 foglioline ellittiche, coperte da una leggera peluria sulla pagina inferiore. I fiori, di colore bianco o giallastro, sono riuniti in numero di 10-15 in racemi lassi, il frutto è un baccello.
E’ da sempre conosciuto, apprezzato e utilizzato sia in oriente che in occidente per via delle sue capacità di supporto al sistema immunitario. Aumenta il numero dei linfociti e dei polimorfonucleati nel sangue periferico, promuove la blastogenesi linfocitaria, stimola l’immunità umorale, aumenta l’effetto citotossico dei linfociti natural killer, con un’efficacia analoga all’interferone-alfa umano purificato.
L’astragalo presenta attività antiossidante, inibendo la produzione di radicali liberi, la perossidazione lipidica e aumentando l’attività della superassimo-dismutasi. Grazie ai suoi polisaccaridi, Astragalo aumenta il metabolismo fisiologico delle cellule, promuovendo la guarigione delle ulcere cutanee e ritardando i processi di invecchiamento cellulare. Il decotto delle radici di Astragalo ha evidenziato un effetto protettivo dell’apparato urinario. La radice di Astragalo inibisce la crescita di numerosi batteri: stafilococchi, streptococchi emolitici, pneumococchi, Cotynebacterium diphteriae, Bacillus dysenteriae.
Curiosità: Esistono evidenze preliminari secondo cui la somministrazione di Astragalo, insieme a Ligustrum lucidum (ligustro lucido), potrebbe incrementare il tasso di sopravvivenza in pazienti affetti da cancro della mammella o del polmone, se associati alla terapia convenzionale. Il dato sembrerebbe correlato a una riattivazione delle T-cellule immunodepresse.